Gnom-one, two, three, 1975-1986
Plié, demi/plié,
figure della danza in forma di lievità…
la piega solleva, la forma si alza,
anima lo spazio vuoto,
lo implica attraversandolo.
…un’esperienza insolita dello spazio fisico,
dello spazio mentale, del suo esistere,
del suo possibile dilatarsi,
del suo essere disponibile al mio respiro al mio sguardo,
del suo accogliere il mio muovermi.
Implicazioni (1984)
Il rigore delle convenzioni della geometria è alterato, reso quasi indecifrabile per effetto della semplice operazione del piegare,
lungo il perimetro di un quadrilatero, una porzione dei lati.
Il perimetro si snoda; sotto il nostro sguardo la geometria, da piana, diventa tridimensionale, spaziale, in modo intrigante, intricato.
Il piegare, la piega (operazione già esercitata in lavori precedenti con altre funzioni), nell’uso quotidiano della parola può far pensare a qualcosa che si abbassa,
che si schiaccia: ripiegamento, complicazione… qualcosa di negativo insomma.
In francese è diverso: plié, demi-plié – termini usati nelle figure della danza – pur avendo lo stesso significato, definiscono una forma della lievità,
evocano il movimento nello spazio.
In questo lavoro, in queste “implicazioni”, la piega solleva, la forma si alza, anima lo spazio “vuoto”, non lo occupa, lo “implica” attraversandolo.
Si produce qualcosa di insospettato, qualcosa che il gioco delle ombre proiettate dilata mutevolmente: l’effetto di sfasamento dello spazio si moltiplica,
“implica” lo spettatore nei suoi spostamenti.
L’ambiguità che ne deriva prende, cattura, “intrappola” lo sguardo, invita, vorrebbe condurre lo spettatore a un abbandono divertito o a un attento controllo visivo nell’uso della struttura.
Per me, questo lavoro è l’occasione per un’esperienza insolita dello spazio fisico, dello spazio mentale, del suo esistere, del suo possibile dilatarsi,
del suo essere disponibile al mio respiro e al mio sguardo, del suo accogliere il mio muovermi.