Extrapagine, 1974-1982
…un lavoro fatto di caso, di carta e di SCARTO, avviato da un niente.”
Non deve capitare”…
ma che si trova a volte fra le pagine, proprio come uno scarto, un balzo, un brusco divergere dalla norma.
Scarto (1982)
Pagine scelte da “sé”. Pagine gialle. Bianca e volta. Note a margine. Opening. Griglia. Gabbie. Tipografia/legatoria: un mondo, un microcosmo che programma precisione. Il prodotto, il “finito di stampare”, tutto perfetto, tutto bloccato, tutto uguale, tutto normale, ortogonale.
Di fatto, per me, un mondo ricco di stimoli, anche e soprattutto per la parte che misconosce, che occulta, che nega, che scarta.
Per me è l’ennesimo pretesto per una verifica dell’interferenza fra caso e programma; addirittura di quella parte di casualità che non essendo ipotizzata (esclusa a priori l’operazione esaminata) non ha nome.
Nel ’74, quando ho cominciato a interessarmi a queste cose, ho chiesto agli addetti ai lavori come fosse definito tecnicamente questo accadimento, questo incidente.
Risposta: “Niente, non ha nome, non deve capitare!”
“E se capita?”
La mia attenzione, divertita, dirottata, punta su questo SE che esiste invece, che diverte e che muove la mia indagine a confrontare gli opposti, secondo un’attitudine costante nel mio lavoro.
Un SE faticoso da progettare e da elaborare perché impostato in tempi e spazi e su dimensioni contrastanti, sfasate, ma inseparabili. Prima/dopo. Fuori/dentro. Sopra/sotto.
Tutto “sossopra”… Un gioco del caso. Io complice del caso nel gioco.
Un lavoro fatto di gioco e di caso, di carta e di scarto, avviato da un niente, “non deve capitare”, ma che a volte si trova, tra le pagine dei libri, proprio come uno scarto, un balzo, un brusco divergere dalla norma.