Mi considero fortunata per l’opportunità avuta di percorrere tanti anni di attività artistica…. è un privilegio vivere l’esperienza di operare sulla bellezza…e godere momenti di tensione alta, così esclusiva e irrinunciabile.
“Sempre meglio che lavorare!” …in effetti è un lavoro senza sosta con alterne vicende di soddisfazioni e incertezze … incoraggiamenti, esclusioni.
La considerazione e la stima specie di amici artisti sono un buon energetico.
Purtroppo molte assenze; ormai da anni…. anche di compagni di avventura sin dal liceo,
con cui si è iniziato il percorso con lo slancio, l’entusiasmo e la generosità che muove i primi tentativi senza calcolo… senza immaginare ne’ il passo successivo, ne’ le conseguenze, ne’ la portata.
Così è stato per me all’inizio: GRUPPO T (dove T rappresenta il TEMPO).
Dal liceo con Boriani e Devecchi, Colombo alla maturità e Anceschi in Accademia.
Il GRUPPO T in gestazione fra lunghe chiacchierate in Brera in classe e in giro per mostre, concerti, cineteca, teatri, conferenze, con chi e dove ci si presentava un’occasione. Poi ti trovi coinvolto e ti senti partecipe di un’esperienza che richiede impegno e costanza, che nel suo svolgersi vive di alti e bassi e che ti mette in gioco, quasi d’azzardo, a provare a dare forma a un’idea insistente…irrinunciabile.
Il risultato dipende da tante varianti e variabili…interesse, determinazione, occasioni, incontri, essere al momento giusto al posto giusto…ecc…
Non abbiamo avuto studio/laboratorio in comune con i compagni del Gruppo, ma ci si trovava comunque, quasi tutti i giorni al pomeriggio per confronti e previsioni o più semplicemente per stare insieme, in un dove imprecisato….
Funi che nei pomeriggi ci accoglieva nella privatezza del suo studio, Bordoni con i suoi archetipi, Reggiani con la sua voce fumata, Ballo che ci trascinava per un te al bar ”ma non al Giamaica, troppo da pittori per noi”… PREISTORIA…
Le chiacchierate avevano un “movente” nell’intento di superare la passività in atto in tutto l’informale che pure ci assorbiva.
Il GRUPPO T intanto prende forma …alla fine del ’59… “i quattro” avviano alla Galleria Pater un contatto per la Mostra Miriorama di gennaio.
Io, sempre presente e partecipe, mi rendo conto che “i quattro” non pensano o forse non osano fra loro dimostrare di pensare a immaginarmi come componente…
Con naturalezza, senza risentimento, per non sentirmi esclusa da una parte dei miei interessi, chiedo semplicemente “PERCHE’ IO NO?” Forse li sorprendo in torto…?
La risposta alla domanda riconosciuta motivata, è immediata e consenziente anche se cerca di garantirsi citando precedenti “storici” come Le Cercle et Carre con Sophie Tauber Arp…
Così io sono legittimata parte componente del Gruppo T.
Non so… A posteriori ho pensato che alla fine degli anni 50, si pensava e agiva secondo un condizionamento che riguardava maschi e femmine…ovviamente a tutto vantaggio dell’uomo.
A due mesi dalla prima manifestazione Miriorama di gennaio 1960, a conclusione del primo ciclo di mostre dei componenti del gruppo partecipo con le tavole magnetiche a Miriorama 6, marzo 1960 alla Galleria Pater a Milano.
Eccoci ai mitici anni ’60… mitici davvero per dei giovani che, come noi, senza saperlo potevano tentare di far parte del momento magico del BOOM… a Milano.
Una Milano propositiva e culturalmente vivace che vedeva salire il Pirellone, il Bega e la Velasca, che abbandonava la via Gluck, che accoglieva i Beatles con entusiasmo e così imparavamo due parole in inglese.
Un tutto “mitico” ora… in effetti una quotidianità vissuta senza enfasi, se non nella pelliccia di Fontana e in qualche strappo alle regole del conformismo.
E poi noi, noi che con un motorino credevamo di muovere il mondo… Noi Gruppo T che intanto cominciavano a conoscere altri gruppi.
Da Milano a Roma alla Galleria la Salita di Liverani, con Festa e Schifano che giocano sulla mia Tavola Magnetica…. e il fascino di Palma Bucarelli che ci inserisce nella raccolta della GNAM….e Dorazio che ci invita nel suo studio dove ci sediamo sulle assi di uno scaffale in preparazione.
Poi a Padova con il gruppo N il più vicino alla nostra pratica artistica, con accese discussioni sull’importanza dell’identità collettiva e su ideologia politica e arte.
L’attenzione della critica e del pubblico alle nostre nuove proposte di sperimentazione favorisce l’ideazione e la messa a punto della mostra di Arte Programmata proposta da Munari e sostenuta da Olivetti a cui partecipano Gruppo T, Gruppo N, Enzo Mari e Bruno Munari.
Dopo il grande interesse suscitato dalla mostra nel negozio Olivetti in Galleria a Milano la manifestazione si sposta a Roma e poi a Venezia (nella bellissima sede del Negozio Olivetti in Piazza San Marco progettata da Carlo Scarpa) con la partecipazione di Getulio Alviani e del GRAV francese. La mostra acquisisce un respiro internazionale e viene esposta in alcune sedi all’estero tra cui il MoMa di New York, la State University di Tallahassee (Florida) e La Galleria Goppinger di Dusseldorf.
E noi in giro a incontrare esperienze e persone…. Munari, Fontana… Umberto Eco Manzoni, Castellani, già avviati da qualche anno di anticipo e di coraggio.
Singole personalità come Dadamaino, Nanda Vigo, Enzo Mari, Giorgio Soavi, tanti incontri casuali che a volte diventano frequentazioni e anche amicizie.
Ma anche incontri altri …Ugo Mulas e poi Cadario, la Carla Pellegrini, la Zita Vismara, e Carlo e Renato Cardazzo e poi… e Schwarz… con Ballo che ci teneva d’occhio e Dorfles e Argan e Menna e Belloli che si occupavano anche di noi e Umbro Apollonio ci sostiene dal nord est.
Queste esperienze secondo le affinità e le simpatie alimentano il nostro tendere a sperimentare. Tutto da provare… Tutto da verificare…
Tutto un succedere concentrato e maturato nei primi anni sessanta…
L’esperienza di scambio del Gruppo T si esaurisce gradualmente nella seconda metà degli anni ’60, quando per motivi di lavoro e interessi personali ognuno degli amici componenti del gruppo ha portato avanti la propria attività e ricerca indipendentemente.
Tutto questo Ieri… l’altro ieri … prima ancora… e oggi?
Oggi si propone una riflessione su esperienze sedimentate e considerate storiche con l’intento di riscoprire ed evidenziare le premesse di sviluppi successivi solo in parte riconoscibili e riconosciute.
Questa attenzione ha il significato di un apprezzato riconoscimento che in parte ruota attorno al rinnovato interesse (anche di mercato) per la ricerca espressa nelle opere di arte cinetica e gestaltica, degli anni ’60 e ’70.
E’ un momento…una ventata…che ci riporta agli anni della via Gluck, senza provare rimpianto, se non per la freschezza dei nostri tentativi.
Può essere un’occasione per distinguere tra ricerca e stantia ripetizione che sforna ancora oggi proliferazioni, imitazioni, rimasticamenti e che produce, senza autocritica “oggetti” curiosi… con e senza luci colori motori e tecnologia, che stupiscono… e che mi stupiscono per la stupidità del risultato.
Mi rammarica l’approssimazione che confonde così superficialmente tutto, pronta a livellare tutto in una bulimia di immagini e sensazioni facili, abbandonate dal soffio della poesia.
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